Regesti dei Libri reformationum (1467-1503)
S887
Dodici officiali e altri consiglieri
Dodici, otto commissari alla colletta et aliorum plurimorum civium
1502
07
31
LR X, cc. 40r.-42r.
[01] «De defectu in presenti collecta quomodo supplendo»: dalla revisione dei conti dei positari è emerso che mancano circa 2.000 ducati delle soluzioni fiscali dei terzi di Pasqua e agosto, i quali sono stati presi dalla colletta per pagare i 3.000 ducati alla corte; ciò succede perché non si è esatto dai cittadini tassati per quel pagamento, se non per circa 1.100 ducati; si decida se imporre questi 2.000 ducati nella colletta presente oppure se prenderli in prestito da coloro che hanno preso in prestito la quantità non ancora imposta
[02] «De expensis in causa cum Federico»: nella causa con Federico di Bitonto di Viterbo si è minacciata rappresaglia e si è reso necessario difendere la comunità a Roma, con una spesa di 64 ducati di carlini; i Signori ritengono di dover imporre la spesa sulla comunità, ma su coloro che hanno fatto l'imboscata contro Castel del Monte per depredare le pecore di Federico e su coloro che le hanno comprate; tuttavia si chiede se fare altrimenti
[03] «De eo quod agendum est cum Antonio de Mantico»: Antonio di Mantico ha ottenuto l'interdetto contro la città, inviato per la pubblicazione; i Signori si sono adoperati perché non si facesse la pubblicazione, ma sono stati resi certi da messer Costantino di Rieti inviato a Roma che la pubblicazione è avvenuta e l'interdetto è stato affisso davanti al tempio di San Gelso; Antonio non intende desistere finché non sarà pagato
[04] «De oratore ad christianissimam Maiestatem mittendo»: il re è giunto in Italia; si decida se inviargli un oratore sia «ex debito reverentie et visitationis», sia perché dal duca di Nemur non si sono ottenute tutte le cose richieste, soprattutto la conferma dei castelli di Ofena, Castel del Monte, Forca di Penne e altri sui quali ci sono privilegi
[02] «De expensis in causa cum Federico»: nella causa con Federico di Bitonto di Viterbo si è minacciata rappresaglia e si è reso necessario difendere la comunità a Roma, con una spesa di 64 ducati di carlini; i Signori ritengono di dover imporre la spesa sulla comunità, ma su coloro che hanno fatto l'imboscata contro Castel del Monte per depredare le pecore di Federico e su coloro che le hanno comprate; tuttavia si chiede se fare altrimenti
[03] «De eo quod agendum est cum Antonio de Mantico»: Antonio di Mantico ha ottenuto l'interdetto contro la città, inviato per la pubblicazione; i Signori si sono adoperati perché non si facesse la pubblicazione, ma sono stati resi certi da messer Costantino di Rieti inviato a Roma che la pubblicazione è avvenuta e l'interdetto è stato affisso davanti al tempio di San Gelso; Antonio non intende desistere finché non sarà pagato
[04] «De oratore ad christianissimam Maiestatem mittendo»: il re è giunto in Italia; si decida se inviargli un oratore sia «ex debito reverentie et visitationis», sia perché dal duca di Nemur non si sono ottenute tutte le cose richieste, soprattutto la conferma dei castelli di Ofena, Castel del Monte, Forca di Penne e altri sui quali ci sono privilegi
[01] 40r. [02] 40r. [03] 40r.-v. [04] 40v.
[01] i Signori, insieme al conte di Montorio, ai Dodici e agli otto commissari alle collette, provvedano a tutte le quattro cose proposte [02] vedi 01 [03] vedi 01 [04] vedi 01
ref 42r.
FRANCESI (SECONDO PERIODO)